Si tratta soprattutto di planimetrie e topografie di grandi e grandissime dimensioni di proprietà degli Spedali Civili e custodite all’Archivio di Stato di Brescia.
Fra mappe, documenti e pergamene sono centinaia i documenti di proprietà degli Spedali Civili di Brescia custoditi all’interno dell’Archivio di Stato cittadino. Molti sono stati digitalizzati, ma tanti altri, soprattutto quelli di grandi dimensioni non lo erano ancora. Così la Fondazione Spedali Civili ha risposto positivamente alla richiesta di rendere in formato digitale tutto ciò che mancava. «Un primo passaggio era stato fatto in occasione della mostra ‘Tra paura, devozione e scienza’ organizzata per la Capitale della Cultura, dall’Archivio di Stato – spiega Marta Nocivelli, presidente della Fondazione -. In quel caso si era trattato di sole 8 mappe, ma ci si è resi conto di quanto potesse essere utile procedere anche con la digitalizzazione di tutte le altre, come ci aveva chiesto Debora Piroli, la direttrice dell’Archivio». Ad occuparsi della digitalizzazione delle 242 mappe rimanenti è stato uno studio specializzato che, con tutte le attenzioni del caso e sotto la supervisione dei funzionari dell’Archivio, ha prima fotografato, e in alcuni casi ci sono voluti decine di scatti, e poi assemblato le diverse mappe. «Parliamo di documenti che misurano anche 3 metri per 2 e che per questo e per la loro delicatezza, raramente venivano concessi in visione agli studiosi», precisa ancora Nocivelli. Ciò che è custodito in Archivio di Stato non racconta solo la storia degli Spedali Civili fin dalla loro nascita nel 1447 come Ospedale Nuovo Grande, ma anche parte della città. Fra le planimetrie conservate, ad esempio, ci sono tutte quelle relative al convento di San Domenico, prima che venisse mano a mano demolito per rispondere alle necessità dell’ospedale, la cui prima collocazione era proprio al suo interno, in quell’area compresa tra le attuali via Einaudi e via Moretto «Una delle ultime demolizioni – spiega Giuseppe Merlo, archivista e storico dell’arte – risale al 1883 quando furono realizzati i bagni. Ma l’abbattimento complessivo avvenne poi con il piano regolatore del 1960, quando fu raso al suolo tutto e vennero salvati solo i tre chiostri inglobati oggi negli edifici residenziali costruiti in quegli anni». La digitalizzazione di questi materiali, consente agli studiosi di consultare i preziosi manufatti senza pericolo che possano rovinarsi. Fra quelli digitalizzati ci sono anche le tavole preparatorie del Vantini per la realizzazione del monumento (progettato tra il 1847 e il 1855) che svetta sui Ronchi e che i bresciani conoscono come la Tomba del cane, voluto dal ricco commerciante Angelo Bonomini che lasciò in eredità agli Spedali Civili il suo intero patrimonio. «Fra quelle digitalizzate, le 21 mappe della ‘Commenda di Garda’, che datano tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800 e che documentano una proprietà che l’ospedale ha alienato negli anni Sessanta – spiega infine Merlo -, sono planimetrie e topografie che hanno dimensioni enormi e che per questa ragione erano praticamente inconsultabili». Ora anche queste mappe sono custodite in appositi contenitori nelle camere blindate e a temperatura e umidità controllate dell’Archivio di Stato, mentre studiosi e ricercatori possono con tutta tranquillità consultare i loro gemelli digitali.