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Al via lo studio Identify, lo guida la Head and Neck Unit del Civile

Grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili e del Rotary di Brescia, al via uno studio per identificare marcatori specifici dei tumori testa-collo.

 

Si è tenuta una conferenza stampa per presentare il progetto di ricerca guidato dalla ‘Head and Neck Unit’ degli Spedali Civili insieme all’Istituto di medicina molecolare Angelo Nocivelli, all’Università degli studi di Brescia e all’Università degli studi Milano Bicocca. Alla conferenza hanno preso parte Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili; Paolo Bossi, professore associato di oncologia medica Università degli Studi di Brescia; Cesare Piazza, direttore UOC otorinolaringoiatria ASST Spedali Civili e professore ordinario Università degli Studi di Brescia; Stefano Cò, presidente in carica del Rotary Brescia; Ugo Nichetti, governatore del Rotary.

I tumori della testa e del collo, vale a dire quelli che interessano cavo orale, orofaringe, laringe e ipofarige, sono i settimi per incidenza nel mondo. Un dato purtroppo in continua crescita, si prevede, infatti, che entro il 2030 aumenteranno del 30%. In Italia nel 2020 sono stati registrati 9900 nuovi casi e 4100 decessi e, per quanto relativamente rare, queste patologie rappresentano un pesante problema clinico e sociale per la delicatezza delle funzioni che possono compromettere.

Tra i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo di queste neoplasie ci sono il fumo, l’assunzione eccessiva di alcol e le infezioni da papillomavirus umano (HPV). Si stima, infatti, che i forti consumatori di tabacco e alcolici abbiano un rischio aumentato di oltre 35 volte di sviluppare un tumore della testa e del collo e che aumenta negli uomini da due a quattro volte. «La prognosi di queste malattie varia molto in base allo stadio in cui vengono diagnosticati – spiega Paolo Bossi, Professore associato di oncologia medica all’Università di Brescia, che lavora presso l’Oncologia Medica degli Spedali Civili-. Se vengono individuati precocemente la sopravvivenza a 5 anni supera l’80%, grazie agli approcci terapeutici di chirurgia o radioterapia o alla loro combinazione. Al contrario, la sopravvivenza crolla fino al 30-40% quando vengono scoperti negli stadi più avanzati».

Come per tutte le neoplasie, quindi, più precoce è la diagnosi, maggiore è la possibilità che l’esito sia favorevole. In questo tipo di tumori si aggiunge, inoltre, la possibilità che insorgano seconde neoplasie, a causa dell’esposizione ai fattori di rischio. Tutte ragioni che rendono sempre più urgente la ricerca di nuovi biomarcatori in grado di predire eventuali ricadute e capaci nello stesso tempo di identificare precocemente la comparsa di recidive o secondi tumori. Individuare il più precocemente possibile una eventuale ripresa della malattia dopo il termine delle terapie, in modo da poterla curare nei tempi più rapidi è una priorità nella ricerca clinica contro i tumori. Ma al di là dell’esame clinico o di quelli radiologici, nella maggior parte dei tumori così come in questi, non esistono altre modalità per identificare una recidiva, purtroppo, però, questi strumenti spesso sono tardivi rispetto alla possibilità di intervenire con cure efficaci.

«L’obiettivo di ‘Identify’ – prosegue Bossi – è proprio quello di riuscire a individuare marcatori biomolecolari dei tumori testa-collo grazie alla cosiddetta ‘biopsia liquida’. Si tratta di un semplice prelievo di sangue e saliva, attraverso cui valutare la presenza di marcatori molecolari, che si sono dimostrati correlati con la prognosi dei pazienti con quLesto tipo di tumori: metilazione genica, miRNA, metaboliti e papillomavirus umano (HPV)».

«Per avere una sanità di eccellenza è fondamentale promuovere la ricerca al letto del paziente – aggiunge Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili -, ed è per questo motivo che ci siamo immediatamente resi conto delle enormi ricadute positive che il progetto Identify avrebbe potuto avere. Per questo non abbiamo esitato ad attivarci per renderlo possibile. Così, quando siamo stati contattati dal Rotary di Brescia che desiderava poter sostenere una delle iniziative della Fondazione, l’abbinamento è stato immediato».

Al progetto, che prevede l’arruolamento di 200 pazienti da oltre 10 centri italiani di riferimento per la cura di neoplasie della testa e del collo, collaborano la ‘Head and Neck Unit’ degli Spedali Civili insieme all’Istituto di medicina molecolare Angelo Nocivelli, all’Università degli studi di Brescia e all’Università degli studi Milano Bicocca. E’, inoltre, prevista una collaborazione internazionale con un gruppo di centri canadesi e statunitensi per lo studio di una nuova metodica di analisi. Quali le applicazioni future? In base ai risultati, previsti nell’arco di 3-5 anni, si potrà dare un profilo di rischio per ciascun paziente e effettuare esami più particolareggiati per identificare e curare al più presto una recidiva o un secondo tumore.

«Grazie ai risultati di questo progetto di ricerca – sottolinea Stefano Cò, presidente in carica del Rotary Brescia – potrà essere possibile identificare in modo precoce una recidiva, quando ancora non vi sono segni o sintomi clinici né evidenze radiologiche. Anche per questo abbiamo condiviso con entusiasmo la proposta sottopostaci da Fondazione Spedali Civili».

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Centro vaccinale di Via Morelli: solidarietà di Marta Nocivelli

«Gesto da condannare, che colpisce la generosità dei bresciani»

«Un gesto criminale che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi quello di cui è stato fatto segno questa notte il centro vaccinale di via Morelli e che Fondazione Spedali Civili condanna con fermezza». E’ il messaggio che Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili, invia sui gravi fatti accaduti in nottata al centro vaccinale di via Morelli. «Il Centro – prosegue la presidente – gestito dall’Asst Spedali Civili e realizzato grazie ad AiutiAMOBrescia è il segno della generosità dei bresciani, una generosità che accomuna tutti coloro che in quest’anno così difficile e complicato hanno supportato le iniziative a sostegno del sistema sanitario bresciano».

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Nel giorno dei Santi patroni il Vescovo benedice Scala 4.0

Nel giorno dei bresciani la benedizione del Vescovo a Scala 4.0. A San Faustino il pensiero va ai pazienti, alle famiglie e al loro ospedale.

 

Nel giorno in cui si celebrano i Santi patroni bresciani, Faustino e Giovita, il pensiero va ai bresciani: a coloro che non ci sono più, a chi soffre, a chi è guarito, a chi con forza sta superando una malattia o sta attraversando un momento buio della vita. La preghiera va anche a tutte le famiglie dei pazienti ricoverati in ospedale, agli operatori sanitari che con amore si prendono cura ogni giorno dei malati. Scala 4.0 è un esempio di sacrificio, attenzione e professionalità. Ecco perché oggi, nel giorno dei bresciani Sua Eccellenza Pierantonio Tremolada, Vescovo di Brescia, ha benedetto la struttura dedicata ai pazienti COVID.

La nostra fede ci spinge a vivere la prossimità come espressione dell’amore di Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano – ha dettoil Vescovo di Brescia – Questo drammatico momento storico, ha reso ancora più evidente il bisogno di aiutarci gli uni gli altri. Se ci sentiamo fratelli – come scrive il Papa – potremo guardare al futuro con speranza

“Brescia e la sua Asst durante la prima ondata pandemica hanno dovuto sopportare una pressione fortissima e oggi – pur mantenendo attivi reparti fondamentali come l’oncologia, i trapianti, la cardio chirurgia e tutte le funzionalità per la gestione di pazienti che non devono essere procrastinati – si dota di un complesso rinominato Scala 4.0 per dare un segnale forte di innovazione applicata al mondo sanitario”, ha sottolineato il direttore generale dell’Asst Spedali Civili, Massimo Lombardo.

Scala 4.0 è un ambizioso progetto che ha visto la sua realizzazione in circa 45 giorni dall’inizio dei lavori e non è costato all’amministrazione sanitaria nemmeno un euro grazie alle donazioni raccolte dalla Fondazione Spedali Civili sul territorio, che attraverso la Cooperativa Per Brescia ha realizzato la ristrutturazione del padiglione, e da una donazione di Intesa Sanpaolo che ha reso possibile la fornitura delle apparecchiature del reparto.

 

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Scala 4.0, quel che non si vede. I numeri e i costi

Ci sono voluti pochissimi mesi perché Scala 4.0 potesse ospitare i primi pazienti. Tanto del lavoro realizzato grazie alla Fondazione Spedali Civili è ‘nascosto’, cavi, prese, punti rete e tanto altro ancora sono però fondamentali per permettere che i 170 posti letto siano davvero 4.0.

I NUMERI DI SCALA 4.0

6 piani ristrutturati di 850 mq ciascuno, per un totale di 5.100 mq ristrutturati

170 posti letto

16 postazioni di terapia intensiva

4 postazioni di terapia subintensiva per dializzati

80 persone operative in cantiere

60 unità di trattamento aria per garantirne il corretto ricambio

710 prese per gas medicali

6.100 metri di tubazioni per gas medicali

21 km di cavi rete dati

350 punti rete dati

400 rilevatori di fumo

1.500 metri di cavi per impianto rilevazione fumi

15 km di cavi elettrici

550 corpi illuminanti

15.000 mq di tinteggiature interne

1 ascensore montalettighe esterno

0 incidenti di cantiere

0 disservizi alle attività sanitarie limitrofe

I COSTI DI SCALA 4.0

2.300.000 Euro a preventivo

2.500.000 Euro a consuntivo

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Scala 4.0: tempi record per la realizzazione

Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili: «Una ristrutturazione possibile grazie alla generosità di migliaia di persone, all’impegno della Fondazione, alla disponibilità di un gruppo di professionisti bresciani, uomini di buona volontà, che hanno donato le proprie competenze e hanno costituito la Cooperativa “Per Brescia”»

Sei piani ristrutturati per un totale di 5.100 metri quadrati. 80 persone che hanno lavorato 6 giorni su 7, nel primo mese in doppi turni giornalieri (dalle 8 alle 16 e dalle 16 alle 24), e che anche durante il periodo di Natale hanno rispettato questa tabella di marcia, grazie alla presenza di operai ortodossi e islamici. E’ così che in pochi mesi è stato possibile creare un ospedale nell’ospedale.

«Nei sei piani di Scala 4.0 sono garantite tutte le specialità e ogni paziente colpito da Covid-19 può contare su livelli progressivi di intensità di cura – sottolinea Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili -. E’ l’esempio concreto di cosa sia stato possibile realizzare con il finanziamento di Fondazione Spedali Civili grazie alle donazioni di migliaia di persone». Con i 2 milioni e 300mila euro di previsione iniziale, saliti a 2 milioni e 500mila a consuntivo, si tratta senza dubbio del progetto economicamente più significativo e impegnativo tra i tanti, tutti meritevoli, realizzati per affrontare la pandemia a Brescia.

E se sono state installate, ad esempio, 60 unità di trattamento dell’aria per garantirne il corretto ricambio, 710 prese per gas medicali e 400 rilevatori di fumo, quello che fa di Scala 4.0 una ristrutturazione unica nel suo genere è anche ciò che non si vede. 6 chilometri di tubazioni per gas medicali, 21 chilometri di cavi e 350 punti dedicati alla rete dati, 1.500 metri di cavi per l’impianto di rilevazione fumi, 15 chilometri di cavi elettrici. Installazioni che rendono possibile l’assistenza ai pazienti anche da remoto così da avere sotto controllo ogni letto in qualsiasi momento.

Dei 170 posti totali di degenza, 4 sono stati attrezzati per pazienti che necessitano di dialisi e 12 sono stati adeguati così da diventare postazioni di terapia intensiva, che vanno ad aggiungersi a quelle già esistenti, 20 delle quali, in tre diversi reparti degli Spedali Civili, erano già state finanziate dalla Fondazione nel periodo più critico dell’emergenza pandemica. «Non credo che in Italia sia mai stata fatta un’operazione simile – aggiunge Marta Nocivelli -, un ospedale multispecialistico interamente dedicato a pazienti Covid, realizzato in pochi mesi grazie ad un progetto che ha visto coinvolta la popolazione, attraverso le donazioni, la Fondazione e un gruppo di professionisti impegnati gratuitamente, tra i quali l’avvocato Andrea Zaglio, la professore Stefania Vasta, il dottor Fabrizio Spassini e l’ingegner Giancarlo Faroni. Insieme si sono uniti nella Cooperativa “Per Brescia’ e, facendo ricorso all’articolo 20 “Opera pubblica realizzata a spese del privato” del codice degli appalti, hanno dato concretezza al progetto di dotare gli Spedali Civili di un Centro Covid-19».

La Cooperativa, con puro spirito di liberalità e solidarietà e l’obiettivo di sostenere l’impegno dell’Asst Spedali Civili nella lotta all’epidemia da Covid-19, si è assunta l’impegno di realizzare, grazie al finanziamento di Fondazione Spedali Civili, senza alcun corrispettivo o altra utilità di qualsivoglia natura, l’intera opera. «Lo spirito che ci ha mosso – sottolinea Fabrizio Spassini, presidente della cooperativa “Per Brescia” – è stato unicamento quello di dare una risposta alla necessità di fronteggiare l’emergenza sanitaria. In poco tempo si è così passati da un’idea alla predisposizione del progetto esecutivo, alla selezione delle imprese e all’esecuzione dei lavori. Una corsa contro il tempo, un lavoro intenso, un risultato, all’inizio forse impensabile, che oggi è concreto e che rende tutti noi molto orgogliosi di aver contribuito ad alleviare le sofferenze di tante persone».

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Nel telegiornale di Teletutto gli scatti del dottor Milesi

Nel servizio della televisione bresciana si parla della mostra fotografica allestita nella Galleria dei quadri degli Spedali Civili, grazie al sostegno della Fondazione.

In esposizione i frame colti dal cardiologo bresciano. Clicca qui per vederlo e iscriviti al nostro canale.

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16 sguardi in mostra agli Spedali Civili, nella Galleria dei Quadri

«Queste fotografie, scattate da un medico, sono un messaggio di vicinanza a tutti i sanitari e per questo abbiamo sostenuto questo progetto», ha detto Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili

Esprimersi con gli occhi, quando ogni altra parte del corpo è coperta da tute, mascherine, visiere che non consentono di comunicare se non attraverso uno sguardo. Proprio negli sguardi dei tanti infermieri, medici, operatori che si sono prodigati senza sosta nei mesi più duri dell’epidemia di Covid-19, è racchiusa l’essenza del ‘prendersi cura’. Una sola inquadratura moltiplicata per i volti di tanti operatori sanitari … 16 scatti, dove a parlare sono le espressioni degli occhi, più eloquenti di molte parole.
«Sono stati mesi molto difficili, che hanno segnato e cambiato le persone. Ci siamo accorti di quanto fosse importante la nostra presenza per i malati, isolati e che non potevano parlare con nessuno … spesso sedati, intubati o con ventilatori meccanici – ricorda Giuseppe Milesi, cardiologo dell’Asst Spedali Civili e per passione fotografo -e da questo è nata la richiesta ai miei colleghi di guardare nell’obiettivo pensando ai pazienti di cui si prendevano cura».

La mostra, esposta nella Galleria dei Quadri degli Spedali Civili in occasione delle festività natalizie, è stata allestita grazie al contributo di Fondazione Spedali Civili. «La Fondazione ha lo scopo di raccogliere fondi per realizzare progetti che garantiscano un’assistenza sanitaria di eccellenza e migliorino il livello delle cure dedicate ai pazienti, facendo da tramite tra la generosità dei cittadini e l’Asst Spedali Civili – ricorda la presidente della Fondazione, Marta Nocivelli -. In questo difficile momento storico la Fondazione vuole testimoniare attraverso la presentazione di questi scatti un messaggio di vicinanza a tutti gli operatori che si impegnano quotidianamente per la salute della collettività. Perciò abbiamo scelto di sostenere questo progetto artistico: lo sguardo dei professionisti, attraverso quello di un collega».

«L’assistenza ai malati di Covid è sempre filtrata da ‘schermi’ che proteggono l’operatore, ma che rischiano di ridurre il gesto di cura al semplice gesto tecnico. Sappiamo bene che l’assistenza ai malati è molto di più: è, prima di tutto, un rapporto tra due esseri umani – sottolinea il direttore generale, Massimo Lombardo -. L’umanità e la forza dei professionisti che lavorano nell’Asst Spedali Civili è raccontato dalla loro capacità di trasmettere ai pazienti la forza per andare avanti attraverso lo sguardo: operatori, medici e infermieri, che coperti da tute, mascherine ed occhiali lasciavano solo agli occhi la comunicazione dei più intimi sentimenti».
Il progetto del dottor Milesi ha riscosso l’attenzione della Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche) che ha pubblicato gli scatti online:  entreranno a far parte di una mostra e un libro, che saranno presentati al congresso nazionale nel giugno del prossimo anno.

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La dottoressa Abrami interviene a Obiettivo Salute di Teletutto

La trasmissione dedicata alla medicina e condotta da Daniela Affinita parla dell’Help Line, il servizio di sostegno psicologico

L’ultima puntata, prima della pausa natalizia, di «Obiettivo salute» la trasmissione dedicata alla medicina in onda su Teletutto ha affrontato il tema del disagio psicologico causato dalla pandemia. Ampio spazio è stato dedicato alla dottoressa Maria Angela Abrami, responsabile dell’Unità di Psicologia clinica e del benessere psicologico dell’Asst Spedali Civili, che ha partalto dell’Help Line, il servizio dedicato all’aiuto psicologico sostenuto da Fondazione Spedali Civili. Per vedere il suo intervento clicca qui e iscriviti al canale YouTube di Fondazione.

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Il servizio di Help Line nel Tg di Teletutto

Sono davvero tante le chiamate che arrivano all’Help Line, il servizio di sostegno psicologico finanziato da Fondazione Spedali Civili

Si torna a parlare dell’Help Line attivato grazie al sostegno di Fondazione. Il telegiornale di Teletutto ha dedicato al progetto un nuovo servizio. Per vederlo clicca qui.

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Il telegiornale di Teletutto parla di APOTECAchemo

L’intervista a Marta Nocivelli e il servizio sul robot che prepara i farmaci chemioterapici entrato in funzione agli Spedali Civili poco meno di un anno fa

Intervista a Marta Nocivelli, presidente di Fondazione Spedali Civili, su APOTECAchemo. Guarda il video sul canale YouTube della Fondazione e iscriviti per rimanere sempre aggiornato sugli ultimi progetti e iniziative. Clicca qui

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Con APOTECAchemo oltre il 70% dei chemioterapici

«Il sistema robotizzato che Fondazione Spedali Civili ha donato al nostro ospedale – commenta Marta Nocivelli, presidente della Fondazione – a meno di un anno dalla sua messa in funzione prepara ormai la gran parte dei farmaci antiblastici»

E’ entrato in funzione da meno di un anno e ormai prepara il 71% dei farmaci chemioterapici. Così APOTECAchemo, il sistema robotizzato acquistato grazie al sostegno di Fondazione Spedali Civili, migliora il lavoro di allestimento delle infusioni, garantendone sicurezza e massima precisione. «Nel solo mese di ottobre 3.423 preparazioni sono state fatte in modalità automatizzata e semi-automatizzata – precisa Marta Nocivelli, presidente della Fondazione -, mentre quelle manuali sono state 1.390, il 29%. Considerato che terapie sperimentali, quelle che prevedono l’uso di molti farmaci e una parte di quelle destinate ad uso pediatrico devono essere, comunque, ad oggi ancora preparate manualmente, si può dire che APOTECAchemo lavori ormai quasi a pieno regime».

«Esiste ancora un margine di miglioramento di circa l’8-10% – aggiunge Tullio Elia Testa, direttore della Farmacia Aziendale dell’Asst Spedali Civili di Brescia – che porterebbe a circa l’80% la preparazione di farmaci antiblastici in modo automatizzato o semi-automatizzato. Obiettivo per il quale sono in corso percorsi valutativi in accordo con i due principali reparti, oncologia ed ematologia, a cui i chemioterapici sono indirizzati».

APOTECAchemo ha iniziato a funzionare la terza settimana dello scorso gennaio e mano a mano i numeri sono aumentati, passando dal 20% all’attuale 71%. Tuttavia, durante le settimane di lockdown le preparazioni complessive sono scese a 4.113 (febbraio), 3.932 (marzo), 4.066 (aprile), 4.175 (maggio), in seguito alla ricaduta che in quei mesi la pandemia ha avuto in parte anche sul percorso di cure oncologiche, per poi tornare a salire alle attuali 4.800 circa.

«E’ innegabile che il sistema robotizzato – spiega ancora Testa – sia un grande passo avanti, da quando è entrato in funzione, con 44.053 farmaci allestiti, tra i 200 e i 300 giornalieri, e un numero medio fra i 120 e i 190 pazienti che quotidianamente ne beneficiano nei tre presidi ospedalieri di Brescia, Gardone Val Trompia e Montichiari».

«L’acquisto di APOTECAchemo – conclude Marta Nocivelli – è stato il primo atto concreto che Fondazione Spedali Civili ha fatto nei confronti del nostro ospedale, con il sostegno di tanti donatori grandi e piccoli, primi fra tutti Confidustria Brescia e Ubi Banca. Un sostegno che non è mai venuto meno e che, ne siamo certi, continuerà ad accompagnarci per tutto ciò che Fondazione ha fatto e ancora farà».

Il team della Farmacia dell’Asst Spedali Civili

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Camillo Almici ospite al telegiornale di Teletutto

Il responsabile del Servizio di Immunoematologia e medicina trasfusionale del Civile di Brescia spiega ai telespettatori gli scopi della ricerca di cui è principal investigator.

Lo studio di base possibile grazie al finanziamento di Fondazione Spedali Civili ha lo scopo di capire che cosa succede quando il tessuto endoteliale è attaccato dal virus Sars-Cov2 e quali possono essere i possibili interventi per ripristinarne l’equilibrio. Per vedere l’intervista integrale, segui il link del canale YouTube di Fondazione.

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